I punti cardine del mio “fare casa”:

La matrice originante del mio approccio progettuale è quella di riportare al centro del progetto il concetto di “Abitare”, un concetto portatore di tempi e sensazioni che spesso non viviamo durante la quotidianità ma che soprattutto oggi è necessario riscoprire. Questo significa che al primo contatto con il progetto/cantiere mi presento con un atteggiamento che mi spinge a cercare e interpretare le energie sottili e i significati di un contesto con il quale il progetto si confronterà scambiando con esso interazioni complesse e significative, che l’utente avvertirà. Quindi tentare di esaltare i punti di forza e mitigare quelli di debolezza propri dell’area/contesto oggetto di intervento.

Francesca Ignani - Architetto e Interior Designer

Equilibri dinamici per il progetto di architettura d’interni

Inizia il proprio percorso professionale iscrivendosi alla Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria dove si laurea nel 1999. Dopo la Laurea si trasferisce a Milano dove è ammessa al Corso di specializzazione post-laurea per Art Director organizzato dal Politecnico di Milano con la Camera Nazionale della Moda. Concluso il Corso, inizia a collaborare assiduamente con alcuni studi di progettazione e show room milanesi. Nel 2014 a Milano frequenta il Corso di Alta Formazione “Hotel Design Solutions” del Consorzio Poli.Design e si specializza nella progettazione di strutture per l’ospitalità per trovare nuove possibilità di crescita professionale.

L’architetto Ignani costruisce il proprio approccio al progetto di architettura nel suo complesso, un approccio definito da una linea intellettuale e attuativa che vuole essere riconosciuta come tratto originante dello scenario conclusivo.
Una riconoscibilità a volte sottile, a volte esplicitata in modo chiaro ma, comunque, sempre calibrata in rapporto alle diverse componenti che di volta in volta caratterizzano il progetto architettonico, nuovo o ristrutturante esso sia.

Questo calibro variabile ha configurato il manifesto di base che guiderà il proprio agire progettuale, ovvero: EQUILIBRI DINAMICI.
Attraverso la personale visione concettuale del “progetto”, l’architetto Ignani intende realizzare un equilibrio che sia frutto della coniugazione di quattro aspetti chiave:

• L’innovazione e la sostenibilità ambientale in architettura
• Le relazioni complesse tra spazi e volumi
• Il contesto del progetto
• I caratteri della committenza

Lo sforzo per ottenere la coesistenza equilibrata di questi aspetti è guidato dal personale assunto che il risultato ottenuto produca un reale valore qualitativo dell’abitare. Un equilibrio dinamico che, al variare delle condizioni, disvela la capacità dello spazio di offrire risposte in armonia con le variabili esigenze dell’utente. Un obiettivo progettuale, un luogo architettonico dove coniugare e fare convivere differenze in modo organico, nell’intento di controllare la complessità del progetto attraverso processi semplici, soluzioni  possibili  che diventano risposta figurata ma materiale e quindi un luogo da “abitare” per chi ci abita, uno spazio interiore ma non isolato al contesto ambientale con cui si relaziona.

Attualmente opera ed ha lo studio in Reggio Calabria dove svolge la professione, cura diversi progetti in situ ed in Italia.

Interior Design delle strutture turistico alberghiere

Credo che anche per questa tipologia, la progettazione vada costruita su step molto “orientati”: si inizia dall’analisi, lettura e valutazione delle condizioni al contorno, come le criticità, i potenziali punti di forza e le opportunità. Quindi, dopo aver costruito il quadro delle fattibilità, economica, tecnica, ambientale e sociale, il successivo passaggio è la definizione del CONCEPT che diventa così il fil rouge alla base dell’intero processo realizzativo.

Un aspetto per me molto importante è tenere l’Ospite al centro della scena: questo obiettivo si traduce con una progettazione “custom made” che, nelle realizzazioni più ricercate, arriva al livello di “Tailor Made”, ad esempio utilizzando materiali che, pur lontano dai loro ambiti di origine, trovano nuova qualità espressiva attraverso la loro ricontestualizzazione.

Una delle sfide poi che guida il mio modus operandi è quella di non rimanere legata ad un unico “mood” in modo da non produrre stereotipi (interni dal design industrializzato); in questo intento, mi avvalgo spesso dei risultati dell’innovazione trasferita dai vari settori con l’obiettivo di realizzare ambienti unici (nel senso del non ripetuto) e spazi emozionali.

Dicono di me